OBESITÀ E COVID-19
Il 25 giugno 2020 il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) statunitense ha riportato che, nelle persone di qualsiasi età, le seguenti condizioni mediche di base possono aumentare il rischio e la gravità del covid-19:
- Malattia Renale cronica
- Broncopneumopatia cronica ostruttiva
- Stati di immunocompromissione
- Obesità (con BMI di 30 o superiore)
- Gravi condizioni cardiache
- Anemia falciforme
- Diabete mellito di tipo 2
Come si nota alla obesità viene dato un certo rilievo visto che questa condizione è associata alla riduzione non solo del volume della riserva espiratoria ma anche della capacità funzionale e della conformità del sistema respiratorio.
Inoltre nei pazienti con aumentata obesità addominale la funzione polmonare è ulteriormente compromessa, in posizione supina, dalla ridotta escursione diaframmatica che rende più difficile la ventilazione (infatti nelle immagine di terapia intensiva viste durante l’emergenza si notavano pazienti obesi o in sovrappeso disposti in posizione prona).
Anche l’aumento delle citochine infiammatorie associate all'obesità può contribuire all'aumento della morbilità associata all'obesità nel covid-19.
L’Intensive Care National Audit & Research Centre ha pubblicato un report preliminare su 2249 pazienti covid-19 ricoverati in terapia intensiva in Gran Bretagna dal quale si rileva che il 73,4% erano in sovrappeso (BMI maggiore o uguale a 25) e il 37,7% erano in obesità (BMI maggiore o uguale a 30) (https://www.icnarc.org/Our-Audit/Audits/Cmp/Reports).
E’ stato riportato che in Italia i pazienti con età inferiore a 50 anni deceduti per covid-19 presentavano, tra le patologie preesistenti, anche la diabesità.
A riprova, in Francia è stato più volte riportato che l’obesità è un fattore che può aggravare anche seriamente questa patologia (https://www.lemonde.fr/planete/article/2020/04/07/covid-19-aux-etats-unis-l-obesite-un-facteur-aggravant-qui-pourrait-etre-devastateur_6035823_3244.html) (https://www.lemonde.fr/planete/article/2020/04/07/les-personnes-obeses-sont-plus-fragilisees-par-le-virus_6035831_3244.html).
Inoltre su Obesity Society è stato pubblicato uno studio di coorte retrospettivo dell’Università di Lille in Francia, dove viene analizzata la relazione tra le caratteristiche cliniche, incluso l’indice di massa corporea (BMI), e il requisito di ventilazione meccanica invasiva (IMV): viene infatti evidenziata l‘alta prevalenza dell’obesità nei pazienti COVID-19 che richiedono ventilazione meccanica invasiva.
I risultati di questo studio hanno mostrato che la gravità della malattia aumentava con BMI maggiori di 30-35 avvalorando che l’obesità è un fattore di rischio per la gravità SARS-CoV-2 che richiede quindi una maggiore attenzione alle misure preventive (https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/oby.22831).
Anche l’alimentazione può svolgere un ruolo molto importante per la elaborazione di regimi dietetici atti a non solo a contrastare la severa risposta infiammatoria che si genera in questi malati con la produzione di citochine pro-infiammatore, come la IL-6 e il TNFalfa, ma anche a migliorare la produzione di Adiponectina.
Questo aspetto viene esaminato in un lavoro inter-Universitario dell’Italia del sud pubblicato recentemente sull’International Journal of Molecular Sciences (Functional Role of Dietary Intervention to Improve the Outcome of COVID-19: A Hypothesis of Work).