ENDOMETRIOSI: COS'È E QUALI SONO LE CAUSE? - Studio di Nutrizione e Salute | Dott.ssa Chiara Fantera - Biologa Nutrizionista

Vai ai contenuti

ENDOMETRIOSI: COS'È E QUALI SONO LE CAUSE?

L’endometriosi è caratterizzata dalla presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero e può interessare la donna già alla prima mestruazione (menarca) e accompagnarla fino alla menopausa.
Le donne che soffrono di endometriosi riferiscono dolore mestruale, dolore durante i rapporti sessuali, dolore alla minzione e alla defecazione, a volte accompagnato dalla comparsa di sangue nelle urine o nelle feci. Il dolore può essere cronico e persistente, ma generalmente i sintomi si aggravano durante il periodo mestruale. Alcune donne lamentano astenia e lieve ipertermia, che può accentuarsi in periodo mestruale, e fenomeni depressivi.
L’endometriosi è causa di sub-fertilità o infertilità (30-40% dei casi) e l’impatto della malattia è alto ed è connesso alla riduzione della qualità della vita e ai costi diretti e indiretti.
Sebbene sia stata molto studiata, negli ultimi decenni, non è ancora del tutto chiaro il meccanismo che conduce alla sua formazione.
Tra le ipotesi più accreditate, ritroviamo la cosiddetta "mestruazione retrograda”: durante la mestruazione, il sangue rifluirebbe dall'utero alla pelvi, attraverso le tube, conducendo all'impianto di cellule endometriali sul peritoneo e sugli organi pelvici. Altre teorie suggeriscono che l'endometriosi possa derivare da una metaplasia (ossia una modificazione ex novo) del tessuto di rivestimento della pelvi o da una disseminazione delle cellule endometriali per via linfatica o ematica (quasi come un vero e proprio meccanismo metastatico).
Si prende anche in considerazione l'ipotesi che esista una predisposizione genetica al suo sviluppo o un'alterazione del sistema immunitario che permetta, in alcune donne, l'impianto di queste cellule e lo impedisca in altre.

SINTOMI E INSORGENZA
Nel 38% dei casi l’endometriosi ha sintomi evidenti, ma non riconosciuti dai medici, già prima dei 15 anni; nel 70% dei casi le donne riportano sintomi tipici prima dei 20 anni.
L’esordio è spesso caratterizzato da un dolore mestruale intenso: sintomo negletto, in quanto “normale”, e che invece deve essere compreso nella sua anomalia se è di intensità superiore al piccolo dolore mestruale assolutamente tollerabile che non interferisce con le attività quotidiane. Altri sintomi frequenti, e spesso trascurati, sono il dolore ovulatorio e il dolore in altre fasi del ciclo.
L’iniziale dolore mestruale causato dall’endometriosi si trasforma ben presto in un forte dolore pelvico, che poi per la sua costanza diventa “cronico”.
Si tratta quindi di un dolore che può giungere a livelli tali da diventare invalidante e compromettere quindi il normale corso della vita quotidiana e che, oltretutto, tende a peggiorare con il tempo. Per effetto di questi gravi e ingravescenti sintomi fisici, l’endometriosi mina le fondamenta stesse della gioia di vivere, stendendo un velo di dolore e di cupezza sulla vita della donna che ne è colpita e dei suoi familiari, sino a forme di franca depressione.
Il ritardo con cui la malattia viene diagnosticata e la tendenza dei medici a liquidarne i sintomi come “psicosomatici” aggravano ulteriormente il quadro della situazione, aggiungendo alla sofferenza fisica l’insopportabile sensazione di non essere credute e capite.

RUOLO DELL'ALIMENTAZIONE
Benché la causa scatenante non sia correlata all'alimentazione, si è visto come diversi alimenti possano contribuire al perpetuare della patologia favorendo lo stato infiammatorio, stimolando la produzione di prostaglandine pro-infiammatorie (PGE2 e PGF2A) e di estrogeni; viceversa altri alimenti sono in grado di ridurre l'infiammazione e un'alimentazione specifica potrebbe ridurre fortemente i sintomi della patologia, in particolare riducendo lo stato infiammatorio e il dolore ad esso associato e rallentando lo sviluppo cellulare estrogeno-dipendente.

ALIMENTAZIONE
Parlare di dieta per l’endometriosi significa scegliere un regime alimentare che contribuirà in maniera determinante alla riduzione dei dolori e dell’infiammazione. L’obiettivo del piano dietetico è quello di migliorare la sintomatologia globale dell’endometriosi.
Alcune ricerche hanno dimostrato che le donne che seguono una dieta ricca di frutta, verdura e alimenti che contengono grassi polinsaturi e povera di carni rosse e grassi saturi, hanno un rischio più basso di sviluppare nell’arco della vita l’endometriosi.
In generale le terapie, per la cura dell’endometriosi e il controllo dei sintomi dolorosi ad essa correlata, hanno come obiettivo quello di ridurre i livelli di infiammazione e di estrogeni circolanti. Accanto a queste terapie, esistono dei consigli che le donne possono seguire a tavola e nella vita di tutti i giorni per potenziare gli effetti.
E’ noto che un aumentato consumo di fibre nella dieta aiuta la digestione e il buon funzionamento dell’intestino. L’aumentato consumo di fibre determina, inoltre, una riduzione degli estrogeni circolanti nel sangue con un minore impatto sui tessuti estrogeno dipendenti.
Frutta e verdura in particolare sono in grado in oltre di ridurre lo stress ossidativo, considerato ad oggi uno dei possibili fattori implicati nell'insorgenza della patologia.
Un aumentato consumo di acidi grassi omega 3 (contenuti ad es. nel pesce azzurro, nelle noci, ecc…) promuove la produzione della prostaglandina PGE1, che riduce il livello di infiammazione addominale determinato dall’endometriosi, ed è in grado di inibire l'acido arachidonico, che porta invece alla produzione di prostaglandine pro infiammatorie.
Cosa ridurre, o meglio ancora, evitare?
  • Latticini: possono contribuire alla stimolazione della produzione di prostaglandine PGE2 e PGF2A, responsabili di alcuni processi infiammatori.
  • Carni: promuovono la produzione di PGF2A inoltre, se industriali, tali cibi possono contenere dosi elevate di inquinanti ambientali pertanto si consiglia di ridurne il consumo.
  • Avena e segale per il loro alto contenuto di estrogeni.
  • Altri cibi da ridurre: caffeina, alcool, cioccolato, grassi saturi, burro (ad eccezione del burro ghee) e margarina, bevande ad alto contenuto di zucchero, carboidrati raffinati.
  • Bevande zuccherate, carboidrati raffinati e dolci sono tutti alimenti che stimolano la produzione di molecole pro-infiammatorie; si tratta infatti di alimenti che favoriscono la produzione di insulina, che a sua volta induce la liberazione di sostanze pro infiammatorie
  • dal tessuto adiposo.
  • Tutti i prodotti a base di soia per il loro contenuto di fitoestrogeni che, affiancandosi agli estrogeni di produzione endogena, vanno ad intensificarne gli effetti.

RACCOMANDAZIONI
È sempre importante promuovere anche uno stile di vita sano, praticando regolarmente esercizio fisico.
Lo sport, infatti, è utile anche per contrastare gli effetti dell’endometriosi in quanto permette il rilascio di endorfine, anti-dolorifici naturali utili a dare sollievo alle pazienti con forme di dolore pelvico cronico; inoltre, riduce i livelli di estrogeni circolanti.
Trattandosi di una patologia in grado di avere forti risvolti invalidanti, nella vita quotidiana di una donna, rimane sempre la raccomandazione di non trascurare sintomi sospetti, anche se precoci, chiedendo aiuto tempestivamente al ginecologo di fiducia.
La nutrizione rappresenta una valida strategia terapeutica, da affiancare alle terapie mediche tradizionali affidandosi ad uno specialista esperto.
Dott.ssa Chiara Fantera - Biologa Nutrizionista
Via F. Petrarca, presso la “Cittadella della salute” - Civita Castellana (VT)
Cell. 338 16 94 055 | e-mail: info@nutrizionistafantera.it
P. Iva: 01997730567

Torna ai contenuti