DIETA E ANEMIA SIDEROPENICA - Studio di Nutrizione e Salute | Dott.ssa Chiara Fantera - Biologa Nutrizionista

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DIETA E ANEMIA SIDEROPENICA

Il termine "Anemia" indica una condizione in cui il numero di globuli rossi o il contenuto di emoglobina diminuiscono a causa di perdite di sangue, scarsa produzione di globuli rossi o una combinazione di entrambi. Esistono differenti forme di anemia, tra queste la più comune è l’anemia SIDEROPENICA (da carenza di ferro), ma abbastanza diffusa è anche l'anemia PERNICIOSA (da carenza di acido folico e/o vitamina B12). L'anemia è una patologia che spesso ha origini nutrizionali, e alcune modifiche della dieta possono migliorare significativamente il quadro patologico e sintomatologico dei pazienti che ne sono affetti.

CAUSE E SINTOMI DELL'ANEMIA SIDEROPENICA
Il deficit di ferro è la singola causa più comune di anemia e rappresenta il deficit nutrizionale più comune a livello mondiale. Spesso però all'insufficienza alimentare si associano:
  • riduzione della capacità di assorbimento intestinale (es. celiachia, morbo di Crohn, ecc.);
  • emorragie fisiologiche (es. ciclo mestruale) e patologiche (es. emorragie del tratto gastrointestinale);
  • abuso di farmaci antinfiammatori (es. aspirina);
  • insufficienza nutrizionale di vit. C;
  • alterazione produzione del fattore intrinseco;
   
La carenza di ferro nell’organismo determina segni e sintomi come: pallore, debolezza, astenia, tachicardia, difficoltà a regolare la temperatura corporea, fragilità delle unghie, stomatite.

RACCOMANDAZIONI DIETETICHE
Nella prevenzione dell’anemia sideropenica è fondamentale un’alimentazione ricca di ferro. Nel caso invece in cui la diagnosi di sideropenia sia già certa, bisognerà prima ripristinate le scorte di ferro mediante opportuna supplementazione, per poi mantenerle con una adeguata alimentazione. L’assunzione minima raccomandata di ferro negli adulti è di 10 mg al giorno nei maschi e nelle donne in menopausa e di 18 mg al giorno nelle donne in età fertile.
Il ferro che si trova negli alimenti di origine animale (carni rosse magre, tacchino, pollo, pesci come vongole, tonno, merluzzo, salmone, ecc.) è il ferro eme che viene assorbito più facilmente dal nostro intestino (10-30%). Negli alimenti di origine vegetale troviamo, invece, il ferro non eme (cereali, legumi, verdure), che viene assorbito meno facilmente ( 2-10%).

COME INCREMENTARE L'ASSORBIMENTO DI FERRO
Per dare all’organismo la possibilità di fare il pieno di ferro, bisogna associare gli alimenti in modo corretto nella dieta. Il ferro non eme - contenuto in legumi verdura e frutta - può essere maggiormente assorbito se assunto insieme a:
  • vitamina C, presente nei peperoni, nei kiwi, negli agrumi, nelle fragole. E' stato dimostrato, infatti, che se la vitamina C viene assunta contemporaneamente agli alimenti che contengono ferro, la percentuale di ferro assorbito può aumentare del 20%. Ecco allora che la bistecca condita con succo di limone diventa un’ottima fonte di ferro, sopratutto se il limone viene aggiunto a cottura ultimata. Così come un ottimo consiglio è quello di bere una spremuta d'arancia dopo un pasto con alimenti ricchi in ferro.
  • Cisteina, presente nella carne e nel pesce, è in grado di far assorbire di 2 o 3 volte in più il ferro “non eme” presente nella verdura (esempio accompagnare un secondo di carne con un contorno di verdura);
  • Acido malico e lattico, presente in broccoli, cavolfiore, carote, ecc. fa sì che il ferro contenuto sia più facilmente assorbibile.
  • Erbe aromatiche, che stimolano le secrezioni gastriche favorendo l'assorbimento del ferro. In questo senso, può essere consigliabile l’uso delle erbe aromatiche (timo, maggiorana, alloro, prezzemolo, ecc.) per insaporire carne e pesce.
  • Vitamine del gruppo B e rame, presente nei cereali, nella carne, nei molluschi, nelle uova e nella frutta secca in guscio, sono necessari per un completo assorbimento del ferro.

ABBINAMENTI SCORRETTI
  • Se il ferro alimentare è associato ai tannini (sostanze presenti nel tè, nel caffè, nel cioccolato, nel vino) l’organismo non riesce a sfruttarlo. Per cui bere il caffè dopo i pasti può ridurre l'assorbimento del ferro del 40%. Bere una tazza di tè può ridurre l'assorbimento del ferro del 65%. Non è necessario rinunciarvi, ma solo ricorrere ad una strategia: godersi l'espresso o la tazza di tè lasciando passare almeno due ore dopo aver mangiato.
  • Anche l’eccesso di fibre, presenti nei cereali integrali, produce questo effetto. Si sconsiglia dunque l'utilizzo di alimenti integrali nei soggetti anemici. Bisogna inoltre tenere presente che i vegetali a foglia verde ricchi in ferro (come biete e spinaci) contengono anche l'acido fitico e l'acido ossalico, sostanza che ostacolano l'assorbimento del ferro. In particolare si consiglia di condire le verdure a foglia verde con succo di limone per annullare l'effetto esercitato dall'acido fitico nel complessare il ferro. Meglio anche non abbinare abitualmente ferro e calcio nello stesso pasto; il fosfato di calcio presente nei formaggi riesce a complessare il ferro facendolo precipitare: non è infatti corretta l’associazione pane con affettato e formaggio.
Dott.ssa Chiara Fantera - Biologa Nutrizionista
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